Capita davvero raramente che le aspettative vengano superate. Beh con la Nuova Zelanda è stato proprio così.
Avevo davvero paura di rimanere delusa, insoddisfatta, amareggiata e invece ho trascorso una settimana semplicemente stupenda nell’isola del Sud in compagnia della migliore compagna di viaggio di sempre, Viviana.
Per chi non lo sapesse sono una cultrice della saga de “Il Signore degli Anelli“ e sono venuta a contatto con questa terra incantata proprio grazie ai film di Peter Jackson, ma prima di tutto tramite i libri di Tolkien. Il paesaggio scelto dal regista rispecchiava davvero quello che avevo immaginato sfogliando le pagine della storia della Compagnia dell’Anello e di Frodo Beggins.
Dolci colline coperte da un soffice manto erboso, cieli limpidi e azzurri, acqua fresca zampillante dalle cascate e lungo i fiumi, distese di fiori viola e foreste di alberi maestosi e fieri.
La Nuova Zelanda, terra da scoprire
La Nuova Zelanda si guarda col cuore non con gli occhi, i suoi paesaggi sono una carezza per l’anima, la vista dei suoi laghi un abbraccio dello spirito e quella delle sue montagne una coperta sulle spalle.
A rendere questo viaggio nella Nuova Zelanda del sud ancora più speciale, è stata la presenza di una persona diventata a me molto cara nel corso di questi mesi in Australia, Viviana.
Si sa che le amiche e gli amici, anche i più cari a volte, non sono i migliori compagni di viaggio. Abitudini diverse, aspettative diverse, ritmi diversi. Beh con Viviana è stato feeling fin dal primo passo. Non solo è stata disponibile e flessibile, ma anche la confidente perfetta dei miei pensieri, la presenza amica che sa quando chiedere e quando lasciarmi sola con i miei pensieri, la ragazza più easy going che conosca, ma al tempo stesso anche la più entusiasta della vita.
Insomma una persona che sa ancora stupirsi per quanto è bello il mondo e che è grata alla vita, che riflette sulle emozioni, che analizza le relazioni, che studia i comportamenti (non a caso studia psicologia) e che ha dato a questo viaggio un valore aggiunto di rara bellezza.
La partenza da Sydney
Il nostro viaggio è partito fra le lacrime una domenica mattina alla stazione di Central, Sydney. Lacrime di cui non posso svelarti la natura, ma puoi ben immaginare cosa ci sia di mezzo…
Prima destinazione: Christchurch.
La città ci è sembrata fin da subito un po’ anomala, o meglio, deserta.
Abbiamo poi scoperto in ostello che appena poche ore prima si era verificata una violenta tempesta con grandine che aveva provocato molti danni e un deciso abbassamento delle temperature.
L’indomani abbiamo scoperto che, tempesta o no, Christchurch aveva già perso la sua vitalità lo scorso 2010, after the earthquake, ovvero il terremoto. Oltre alla cattedrale gravemente danneggiata, sono molte le aree completamente distrutte, che devono ancora essere ricostruite. Molti spazi “verdi” sono in realtà luoghi dove prima sorgevano abitazioni o edifici.
La città sembra come svuotata, i suoi abitanti sono consapevoli dell’enorme danno arrecato all’economia dal terremoto e nonostante ciò si percepisce ancora nell’aria la volontà di non arrendersi, ma di provare a ricominciare, lentamente.
Il lako Tekapo, o il lago azzurro
Seconda meravigliosa tappa del nostro viaggio è stato il lago Tekapo. La Nuova Zelanda può vantare un grande numero di laghi, tra cui questo, detto anche “il lago azzurro”. Il colore turchese delle acque del lago Tekapo, unico nel suo genere, è il risultato del frantumarsi delle rocce di un antico ghiacciaio trasportate dai versanti delle Alpi del Sud verso i fiumi a valle che portano infine il composto di ghiaccio e rocce nel lago, formandone il deposito.
Dopo una camminata intorno al lago, io e Viviana ci siamo fermate a mangiare una mela e a parlare della vita, dei progetti sul futuro, dell’amore, dell’amicizia, dei nostri percorsi di studio e di vita. Non dimenticherò mai quel giorno. Lì ho capito di avere accanto una persona rara, un’anima gemella, qualcuno che sapeva andare in profondità e capirmi nell’intimo.
La sera a Tekapo è stata a dir poco stupenda. Abbiamo guardato insieme le stelle nell’oscurità delle rive del lago. In quel momento ho ripensato a tutti i miei cari scomparsi e ho immaginato che mi salutassero dal cielo con lo scintillio delle stelle.
Il monte Cook, ovvero il Monte Fato de “Il Signore degli Anelli”
La meta del giorno dopo è stata una gita al monte Cook, detto anche Aoraki, il monte più alto della Nuova Zelanda del sud, nonché il monte di inspirazione per il monte Fato del Signore degli Anelli. Una vista a dir poco spettacolare con montagne così grandi, da sentirti una piccola entità nell’universo, un cielo azzurro macchiato solo da qualche nuvola di cotone e prati così verdi da ricordarmi l’Irlanda.
Io e Viviana ci siamo avventurate in una camminata di circa quattro ore verso Hooker Valley, una percorso lungo la valle che ci ha condotte fino all’immenso ghiacciaio circondato da roccia e al lago bianco di fronte ad esso.
Questa è una delle camminate più famose della zona e che conduce a Hooker Valley passando per il Monte Cook. La passeggiata passa vicino all’Alpine Memorial, dove si può godere di un’ottima vista. Si continua lungo il fiume Hooker e si prosegue passando per due ponti sospesi prima di raggiungere Stocking Stream Shelter. Da qui si deve attraversare un terzo ponte (non hai idea di che paura!) che porta a East Hooker e alla sorgente del fiume Hooker. La camminata finisce presso il lago formatosi dal ghiacciaio dove si può ammirare una fantastica vista del Monte Cook, del ghiacciaio Hooker e delle Alpi del Sud.
La piccola città di Twizel e Wanaka
La terza giornata l’abbiamo spesa a Twizel, un piccolo paese di poche centinaia di abitanti, dove le persone si conoscono e si salutano tutte. Un luogo incantevole che è stato lo scenario di Roahn nella saga cinematografica di “Lord of the rings”, famoso per il suo lago stretto e lungo e per la sua laguna azzurra.
Sempre spostandoci con il pullman, ci siamo poi dirette a Wanaka, ridente cittadina dove abbiamo assaporato un po’ della vita della gioventù neozelandese, bevendo una birra tipica e passeggiando lungo le rive del lago. Dettaglio degno di nota: durante la camminata abbiamo visto mamma anatra coi suoi anatroccoli prima accanto alla madre e poi in fila indiana per buttarsi in acqua. Una scena naturalistica memorabile.
La camminata ci ha regalato scorci da togliere il fiato ed è stata l’occasione per un’altra riflessione sulle nostre vite, sulla sua bellezza, sui problemi della nostra generazione e su come affrontare un presente in cui facciamo sempre più fatica a trovare uno spazio e un’identità proprie. Beh Wanaka sembrava davvero offrirci un luogo sereno dove poter riscoprire la propria dimensione.
La città degli sport estremi: Queenstown
Penultima tappa del nostro viaggio è stata la frizzante città di Queenstown, capitale sportiva per eccellenza della Nuova Zelanda, terra degli sport estremi e patria del bunji jumping. In confronto agli altri paesini, Queenstown è una grande città, dove puoi incontrare moltissimi giovani turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ricca di locali, ristoranti tipici, negozietti caratteristici, a Queenstown non puoi assolutamente perderti l’hamburger di Ferburger. Una bontà che vale la mezz’ora d’attesa per conquistarsi il proprio succulento panino con patatine fritte e salsa. Un vero must che ti consiglio di provare!
Qui io e Viviana abbiamo acquistato il souvenir per la nostra vacanza: una cuffia con la scritta New Zealand, la mia grigia, la sua bianca, un piccolo, ma importante ricordo della nostra vacanza insieme.
Escursione a Milford sound
La gita a Milford Sound è stata la punta di diamante di questa vacanza. Durante il viaggio in pullman siamo passate attraverso il parco nazionale Fiordland, poi abbiamo fatto una piccola gita in barca lungo l’insenatura chiamata Milford Sound, ammirato cascate, orizzonti, foreste e alcune simpatiche foche al sole.
Da Queenstown siamo poi tornate, sempre in pullman viaggiando di notte fino a Christchurch, per poi prendere l’aereo in direzione Sydney.
Mi auguro di non dimenticare mai quello che i miei occhi hanno visto in quella settimana, mi auguro di riuscire a trovare un giorno le parole giuste per descrivere tanta bellezza, mi auguro che quelle immagini rimangano tanto impresse nei miei occhi, quanto nel mio cuore.
All’aeroporto un’addetta al controllo passaporti mi ha chiesto: “Did you enjoy New Zealand?”. Mi è quasi venuto da piangere ripensando a quella settimana meravigliosa già finita. “I love this country, I would like to come back!”.
Ecco allora che mi auguro che questa sia una promessa, un impegno a tornare e a scoprire quanto offre e ancora potrà offrire la terra che ha come simbolo una felce e non come in molti pensano una piuma.