Ho conosciuto Massi Musella attraverso i video sull’Australia del canale YouTube ItaliAustralia Web, e incuriosito, sono andato a conoscerlo sulla Gold Coast. Massi è in Australia da quasi un anno e con lui ci sono il figlio, la compagna e una meravigliosa Pit Bull. Gli ho chiesto di parlarmi della sua avventura down under per tutti gli amici di Portale Australia. Ha deciso di rispondere alle mie domande per la stima che nutre nei confronti di Portale Australia. Prima di iniziare l’intervista ha infatti, dichiarato: “Rispondo alla richiesta di Antonino per questa intervista solo per la grande stima che nutro per lui. Ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente ed è una persona davvero intelligente: cosa non troppo comune fra coloro che ho conosciuto qua. Un anno fa ho concesso un’intervista su uno dei tanti gruppi online di italiani che vivono, o vorrebbero trasferirsi qui. Fu tutto traviato, interpretato in maniera errata e, fino a che non ho conosciuto Antonino, ero assolutamente convinto di non parlare più di me, ma far parlare gli altri delle loro esperienze.”
Chi sei e cosa facevi in Italia ?
Mi chiamo Massi Musella, ho 52 anni e sono in Australia con la mia compagna, mio figlio e la mia cagnetta Luna.
Negli ultimi 25-30 anni in Italia ho realizzato servizi video. In Italia avevo un’agenzia di videoproduzioni. Eravamo i leader, pressochè incontrastati, nella realizzazione di video sportivi, più precisamente di carattere motoristico, rally per la precisione. Ancora oggi li conserviamo, ci siamo portati qui in Australia tutte le riprese che abbiamo realizzato: abbiamo l’archivio di video di rally più grande del mondo. Nel nostro settore eravamo il punto di riferimento. I nostri titoli più famosi, primo fra tutti Vavavuma, sono stati venduti in 40 nazioni nel mondo. Una serie di eventi personali e la situazione italiana in generale però, ci hanno fatto passare la voglia. Parlo al plurale perché negli ultimi dieci anni al mio fianco ho avuto mio figlio.
Anche lui non ne aveva più voglia. Io ho creato questo business sulla mia passione, lui ci si è trovato dentro, ci è nato, e dopo un po’, lo stare fuori casa oltre 40 weekend all’anno, gli ha cominciato a pesare. Questo, aggiunto alla sua passione per la musica, incompatibile con un lavoro che ti impegna tutti, o quasi, i sabati e le domeniche, ha fatto si che decidesse di chiudere con i video e con i rally. Peccato, perchè era uno dei cameraman e tecnici di montaggio più bravi che abbia conosciuto in tutta la mia carriera. Abbiamo chiuso alla grande comunque, all’apice della nostra popolarità e all’ultima manifestazione alla quale abbiamo partecipato abbiamo fatto l’ennesimo record di vendite. Cifre che i nostri “concorrenti”, che ancora operano nel settore, neppure si sognano. Come del resto, purtroppo, i nostri ex dipendenti e collaboratori a cui abbiamo lasciato la nostra attività e quasi tutta l’attrezzatura.
Ho trasferito la mia esperienza televisiva in un canale YouTube e su una pagina FB, Italiaustralia Web. In questo nostro progetto raccogliamo le testimonianze di chi è qui in Australia per farle conoscere agli altri che stanno percorrendo la stessa strada o a chi è a casa e vuole intraprendere la via dell’Australia. I nostri video su Italiaustraliaweb hanno superato le 30000 visualizzazioni che non sono niente in confronto ai numeri che facevamo con i rally, ma dal momento che si tratta di una sorta di hobby va molto bene. Diciamo che faccio in parte quello che fa anche Antonino, ma visto da un’altra ottica. E comunque lui è più bravo. Sul mio canale Youtube attualmente potete trovare una quarantina di interviste a vari personaggi con tante storie diverse. Da chi ha ottenuto il “Resident” o addirittura ormai è “Citizen”, a chi è tornato a casa perché l’ Australia non gli è proprio andata giù. Da chi ce l’ha fatta, come piace dire da queste parti, a chi invece non c’è riuscito.
Cerco di far capire a chi guarda il mio canale che non devono credere a tutto quello che sentono. Qui c’è tanta gente che “vende” l’isola che non c’è (che è anche il titolo del mio nuovo libro che sto scrivendo). Per contro, cerco di dare coraggio a chi è scoraggiato dagli insulti e le prese in giro che ogni domanda fatta sui gruppi di italiani suscitano. Sono davvero dispiaciuto di come i nostri connazionali siano bravi a prendersi in giro ed insultarsi invece di darsi una mano. E’ vero, alcune domande sono un po’ banali e scontate. Ma credetemi che chi da del bamboccione agli altri spesso è più bamboccione di loro, solo che lo maschera meglio. Io dico sempre che è meglio vivere 2 minuti nella vergogna che una vita nell’ignoranza, e che se avete qualcosa da chiedere è meglio chiederlo. Se qualcuno saprà, e vorrà, rispondervi meglio così, altrimenti, male che vada, sarete al punto di partenza.
A questo proposito abbiamo creato un nostro gruppo Italiani a Gold Coast (CLICCA QUI PER IL GRUPPO) in cui NESSUNO si deve permettere di prendere in giro chicchessia, pena l’esclusione immediata. Ma il “lavoro” di Italiani a Gold Coast non si ferma qui. Cerchiamo anche di mettere in contatto i ragazzi che sono qui e, quando possiamo, gli diamo una mano in modo concreto. Da casa nostra sono passate moltissime persone: a volte solo per farli sentire un po’ “a casa” o perché non avevano un posto dove andare. Abbiamo aiutato a trovare lavoro, a trovare le farm. Italiani a Gold Coast vuole essere più di un gruppo su FB, vuole essere una piccola comunità. Questo nonostante le tante piccole delusioni di chi una volta ottenuti i contatti o le informazioni che desiderava è sparito nel nulla o addirittura ci ha cancellato dalle “amicizie”. Una cosa è certa: ce n’è di gente strana ed arrabbiata con il mondo da queste parti !
Quali motivazioni ti hanno portato ad affrontare una vita Down Under?
Beh i motivi sono tanti. Una parte di questi sono personali e tali devono rimanere. Gli altri sono quelli un po’ di tutti. Ero stufo di sentire la gente lamentarsi, dei programmi Tv che denunciano tutto e tutti e tutto poi rimane sempre uguale. Ero stufo di una nazione in cui io dovevo continuamente giustificare come spendevo i miei soldi, mentre una classe politica corrotta e ladra li spendeva, e spesso li rubava, senza darmi nessuna giustificazione. Ero stufo di non essere libero di andare in banca a prelevare i miei soldi o di dover spiegare al poliziotto di turno come facevo a permettermi l’auto che guidavo. Stufo di dovermi guardare dallo stato più che dai tanti, troppi, ladri che ogni giorno rubavano in casa di qualche conoscente o amico. E così ho contattato un amico che sta qui da oltre 20 anni e sono venuto a dare un’occhiata. L’ Australia ti fa innamorare a prima vista ed io avevo bisogno di un “reset”. Il mio primo viaggio in Australia è durato circa un mese. Sono stato da Roberto, questo mio amico, a Melbourne. Volevo vedere con i miei occhi cosa c’era di vero in quello che sentivo su questo posto. Purtroppo qui ho fatto il primo sbaglio di valutazione. Melbourne non è l’ Australia! A Melbourne su 4200000 abitanti, 73.000 sono di nazionalità italiana, per non parlare di quelle di origine italiana che sono in Australia circa 800.000. E l’italiano credo sia la seconda lingua parlata dopo l’inglese. Comunque senti parlare italiano sempre ed in ogni luogo. I ristoranti ed i bar italiani non si contano e la comunità italiana è organizzata con circoli e club ovunque. Girando con Roberto per lavoro o per svago ero sempre in mezzo agli italiani. Ed allora ho pensato che fosse facile, anche senza un buon livello di inglese. Sbagliato. Perchè in Gold Coast di italiani ce ne sono pochissimi e quelli che ci sono sono difficili da trovare, perché chi viene qui ha tra le altre motivazioni quella di voler stare alla larga dagli italiani. Qui l’inglese, al contrario di Melbourne, non è importante, è indispensabile.
Perché la città in cui vivi? Cosa ti ha spinto a scegliere una città australiana rispetto ad un’altra e come hai pianificato la partenza?
Vivo in Gold Coast perché dopo essermi documentato per bene in tutti i modi possibili, o almeno quelli che ho trovato, o meglio abbiamo trovato, questa ci è sembrata la soluzione più adatta a noi. Dalle informazioni che abbiamo trovato qui il clima era ideale e c’era tutto quello che serviva per vivere bene. Cercavamo un posto dove l’inverno fosse il più mite possibile e l’estate accettabile e devo dire che da un punto di vista climatico la Gold Coast è davvero un paradiso. Quest’anno abbiamo acceso l’aria condizionata solo un paio di volte in piena estate e l’inverno non si può chiamare inverno. A questo aggiungiamo le bellezze di un entroterra favoloso fatto delle Rain Mountains. In Gold Coast trovi di tutto e quel poco che non c’è, lo trovi a Brisbane che dista una settantina di chilometri di autostrada. Locali di ogni genere, parchi a tema e varie attrazioni fanno da cornice a questo scenario. La Gold Coast by night è uno spettacolo che vale la pena di essere visto come la passeggiata a mare. Ma poco più in la, dove abito io, la calma è assoluta ed al tramonto il silenzio diventa sovrano. I 2 mesi che ho trascorso a Melbourne mi sono bastati per farmi odiare il suo clima, anche se è una città fantastica dalle mille attrattive e possibilità. Sydney l’ho vista solo di sfuggita e non mi ha fatto una grossa impressione. L’alternativa alla Gold Coast era Perth, che per ora non ho visto, ma mi affascina ancora e non è detto che non ci andrò, anche perché a me il sole piace vederlo tramontare nel mare e quella è la costa giusta.
Uno dei momenti più complicati per noi, è stata la partenza. Avevo un’azienda da sistemare prima di venire via. Abbiamo lasciato le attrezzature al nostro collaboratore più diretto con tutti i contatti, i clienti ed i collaboratori. C’è stato un grosso lavoro da fare, anche perché volevamo lasciare da leader quali eravamo sempre stati nel nostro lavoro e chiudere alla grande. Devo dire che l’ultimo lavoro che abbiamo fatto è stato spettacolare. Se c’era una minima possibilità che qualcuno si dimenticasse di noi, ed era difficile, con quello l’abbiamo eliminata. Siamo usciti di scena fra gli applausi del pubblico pagante come mi piace dire. Ed è difficile ricevere gli applausi da chi paga. Nel frattempo portavamo avanti la profilassi di Luna, la nostra cagnetta. Non scendo nei particolari, ma è stato davvero complicato: 7 mesi di vaccini, controlli, certificazioni internazionali. E fino a quando non è arrivata a Melbourne ed abbiamo avuto la conferma del suo arrivo alla sede della quarantena c’è stato il rischio di non riuscire a portarla. Problemi di ogni genere, dal primo all’ultimo momento, ma se non veniva Luna non venivo nemmeno io. E poi un mese di quarantena a Melbourne dato che Brisbane non dispone di questo servizio. Ed io volevo stargli vicino così mi sono fatto un altro mese a Melbourne mentre Sara, la mia compagna, era volata qui in Gold Coast a cercare di organizzare le cose per quando saremmo arrivati tutti. Nel frattempo mio figlio stava con me.
Ma Luna è stata solo una parte del lavoro. Infatti abbiamo pensato bene di portarci anche tutto l’archivio video della mia ditta: l’Archivio Pro-Bike, l’archivio di video di rally più grande del mondo. Per la verità all’inizio avevamo pensato di portarci anche la nostra mitica Fiat 500 del 1970 con la quale abbiamo girato mezzo mondo, nel vero senso della parola, ed un paio di moto, ma poi viste le difficoltà, abbiamo abbandonato l’idea. Dato che ormai il container era stato fissato, ci siamo portati dietro uno studio di produzione video completo, tutti i mobili per arredare casa, biciclette, attrezzatura sufficiente per aprire un’officina, compreso compressore, scaffali e tutto quello che vi può venire in mente. Ci siamo portati persino le pentole ed i piatti. Più qualche migliaia di videocassette in formato professionale ognuna della dimensione di 6 VHS ed una trentina fra macchine fotografiche e telecamere di ogni genere. Più diversi computer, un NAS da 16 tera per archiviazioni di massa, gruppo di continuità e beh, potrei continuare per ore. Capirete bene che tutto questo comporta un gran lavoro. Abbiamo dovuto inscatolare in modo adeguato tutto quanto, e catalogarlo sia per la dogana che per nostro uso interno così da ritrovare tutto quanto una volta qui. Solo il lavoro di inscatolamento e catalogazione ha impegnato a tempo pieno 2-3 persone per oltre un mese. A questo aggiungiamo i problemi con lo spedizioniere che cambiava prezzi e condizioni ogni giorno. Comunque, grazie anche al lavoro di Sara, tutto è andato, alla fine, ma proprio alla fine, per il verso giusto. Il viaggio lo abbiamo prenotato con uno scalo di un giorno a Dubai che abbiamo utilizzato per visitare la città. E già dall’Italia avevamo prenotato l’albergo in centro a Melbourne per i primi giorni, poi Roberto ci ha di nuovo ospitati per un po’ a casa sua.
Nel frattempo che pensavamo al container, a Luna, ad impacchettare tutto, a finire gli ultimi lavori ci siamo occupati anche della questione visto, affidandoci ad un’agenzia che ci era stata consigliata, ma della quale non potrei parlare particolarmente bene.
Come te la sei cavata con l’inglese, cosa hai fatto per migliorarlo?
L’inglese come detto in precedenza è stata una delle cose che ho sottovalutato. A Melbourne avevo avuto l’impressione che non fosse così determinante e probabilmente, se fossi restato lì, non lo sarebbe stato, dato che anche restando nell’orbita degli italiani si trova da fare di tutto. Qua in Gold Coast la realtà è stata ben diversa, ma all’inizio non me ne sono nemmeno reso conto. Continuavo a lavorare via web con l’Italia e me ne stavo per cavoli miei. Dopo 30 anni in mezzo a manifestazioni pubbliche, feste, cene, premiazioni avevo proprio voglia di starmene un po’ per fatti miei. Io ed il mio cane, non avevo bisogno di altro. Ho fatto centinaia di Km passeggiando con Luna lungo le coste della Gold Coast come avevo preventivato di fare, ma quando ho iniziato a volermi ricostruire una vita sociale ed ho cominciato a muovermi per mettere su un qualche business, il problema si è presentato nella sua reale dimensione. E soprattutto per uno come me che ha basato tutte le sue esperienze lavorative sulla capacità di comunicazione, la cosa è stata pesante.
Per migliorarlo provo a studiare on-line e faccio pratica ogni volta che posso, ma odio questa lingua che ritengo stupida e questo non mi aiuta nel suo apprendimento. E’ una repulsione atavica la mia verso l’inglese che risale alle scuole medie. Ho imparato più in fretta, molto più in fretta i principi del finlandese che dell’inglese. Comunque a settembre andrò a scuola e vedrò se in un modo o nell’altro si rimedia anche a questo. Comunque quando sono arrivato mi sembrava che parlassero una lingua aliena, adesso se faccio attenzione, riesco a capirli abbastanza e a farmi capire in qualche modo, ma per come sono fatto io non è questo quello che voglio, perciò devo impararlo per bene.
La prima occupazione che hai trovato?
Da quando sono qua ho fatto un po’ di tutto. Dal piastrellista al meccanico. Insieme alla mia compagna abbiamo un piccolo business nelle pulizie, settore dove c’è sempre richiesta e dove si guadagna bene, ed attualmente lavoro in un concessionario dove tengo a posto le auto nel piazzale, dal lavaggio ai piccoli lavoretti di carrozzeria e meccanica oltre a portare avanti, soprattutto nei fine settimana l’attività del mio business la M3M Services che si occupa di tour intorno alla Gold Coast e nel nord del NSW. Ed intanto continuo a lavorare anche con l’ Italia attraverso il web. Diciamo che adesso che ho finito il mio periodo sabbatico in cui avevo deciso di ricaricare le pile, mi sono rimesso in moto e mi sto dando da fare. Nonostante tutto, riesco ad occuparmi giornalmente anche del mio orto, la mia nuova passione australiana, e portare Luna a fare lunghe passeggiate.
Hai ricevuto fregature lavorative?
Ho ricevuto più fregature lavorative in Australia in un anno che in tutta la vita in Italia! Lavori portati a termine e mai riscossi, lavori pagati poco, in ritardo e parzialmente. Il lavoro nero c’è ed è ovunque o quasi. Consigli se ne danno male perché la rosa delle eventuali fregature è talmente vasta che ci vorrebbero settimane per fare un quadro abbastanza dettagliato. Il consiglio è quello di tenere gli occhi aperti e di non credere a coloro che dicono che questo è il paese perfetto dove tutto funziona alla perfezione e non esiste l’illegalità. Questo è un paese fantastico, se se ne accettano alcuni aspetti, dove il livello di delinquenza è a livelli bassissimi se confrontato all’ Italia. Qui si può dormire con la porta d’ingresso aperta e lasciare la bici appoggiata davanti casa senza chiuderla e la quasi certezza di ritrovarla li.
Però di gente che vuole fregarvi ce n’è ovunque. A me è capitato di pagare un lavoro alla macchina un decimo di quello che mi avevano chiesto. E di risparmiare 70 dollari australiani sui 250 iniziali, per la riparazione di un telefonino solo facendo 30 metri in più. Una lampadina che il meccanico vende a 50 dollari australiani la potreste trovare da K-Mart a AUD 7.50. Vale lo stesso per i contratti telefonici. Potreste avere più servizi a minor costo con le compagnie online (io uso Vaia e con 17 dollari al mese ho internet e telefonate in abbondanza) mentre all’inizio con Optus mi avevano inserito senza dirmi niente un servizio a pagamento e sono arrivato a spendere anche $80 al mese ed essere continuamente senza credito. Qui si tratta su tutto: dalla paga al prezzo di un’auto. Non è raro riuscire a comprare un auto alla metà del prezzo esposto e magari anche con un anno di garanzia gratis.
Il culture shock esiste davvero? Oppure è solo una delle prime parole che si sentono quando si parla d’Australia?
Sinceramente la prima volta che ho sentito questo termine è stato su una tua intervista che ho letto qualche giorno fa. A parte gli scherzi non sono uno facile da “shockare”, ma le differenze culturali sono davvero profonde ed è solo dopo un po’ che vivi qua che riesci a capire quanto sono profonde. Inoltre, anche il razzismo è molto presente, forse non in città come Sydney o Melbourne, ma sicuramente più si va verso nord o nelle zone rurali è facile da trovare. Naturalmente non tutti gli australiani sono razzisti ed il fatto che mio figlio dopo un anno sia perfettamente integrato e con tanti amici australiani ne è la migliore dimostrazione. Come sempre e come succede anche da noi in Italia, sono le fasce sociali più basse ad essere più intolleranti verso chi viene da fuori, una situazione che con il cambiamento economico in atto anche qui e la sempre maggiore quantità di nuovi arrivati non potrà che peggiorare. Io parlo per esperienze personali non per sentito dire. C’è chi qui ha trovato il paradiso e sono contento per loro.
Personalmente non riesco ad innamorarmi di questo posto come mi è successo con altri nella mia vita, tipo la Finlandia per fare un esempio. Dell’Australia, e della Gold Coast in particolare, amo il clima, le spiagge, soprattutto quelle lontane dalla civiltà. Amo l’assenza di delinquenza e un’economia che funziona ancora, anche se i primi segni di cedimento ci sono anche qui. Ma mi manca la capacità di socializzare di noi italiani, le discussioni fra sconosciuti al bar al mattino, le chiacchierate con i vicini di casa. Mi mancano le feste rionali, le sagre. Mi manca la ferramenta di proprietà del mio amico. Il meccanico dove mi facevo il tagliando da solo alla macchina. Qui è tutto standardizzato. Se ti serve qualcosa vai da Bunnings, la catena di ferramenta più grande d’ Australia con centinaia di punti vendita (una decina solo in Gold Coast), ma dove tutto è asettico, non c’è interazione umana.
A far colazione si va da Mc Donald’s e la benzina te la fai da solo, non c’è il tuo benzinaio che è anche un amico e se ti sei scordato i soldi a casa il pieno te lo fa ugualmente. Qui sei una parte di un meccanismo. Si fa la fila per tutto anche al semaforo con il motorino (o almeno loro vorrebbero che la facessi). Ho avuto due moto da quando sono in Australia e sto vendendo anche la seconda tanto qui avere una moto è solo una sofferenza. Probabilmente sono io che sono un selvaggio, una rimasuglia di un mondo che non c’è più, ma proprio non riesco ad amalgamarmi con la cultura ed i modi australiani. Rispetto le leggi, quasi tutte e quasi sempre, ma non mi piace.
Quando giro in auto e vedo un recinto accanto ad un altro e fino in cima ai monti è tutto recintato mi manca l’aria. Quando vado a camminare in montagna ed i sentieri sono asfaltati o cementati mi manca l’aria. Quando penso che non posso portare il mio cane in montagna con me, perché nei parchi non è permesso portare i cani, mi manca l’aria. Passerò ancora qualche anno qui, voglio imparare per bene l’inglese e visitare tutto questo continente di cui ho visto solo un quarto per ora, ma poi tornerò in Italia. Perchè con tutti i suoi ladri, i suoi politici, i suoi difetti … io la amo. Amo le nostre montagne, le nostre isole, amo il calore degli italiani, la nostra cultura, le nostre tradizioni. Amo le osterie della Toscana dove i muri profumano di sapori antichi. Amo l’imperfezione di un paese dalla storia millenaria, dal patrimonio artistico immenso. E devo dire grazie all’ Australia per tutte le esperienze nuove, per le opportunità che mi ha dato e mi sta dando, ma soprattutto per avermi fatto capire quanto amo il mio Paese ed i miei amici che mi mancano come l’aria, per avermi fatto capire che persona fortunata sono stato a nascere e vivere in un posto magnifico e fra persone stupende.
Hai dei consigli da dare a chi cerca un futuro migliore in Australia?
Sì, un consiglio ce l’ho. Anzi ce ne avrei tanti, ma se ne volete di più seguite le mie interviste ed iscrivetevi al mio canale YouTube o alle pagine Facebook. Vi consiglio comunque di arrivare qui con un’ottima base di inglese, imparate una professione prima di partire e fatevela certificare, vi sarà utile qui. Pianificate tutto il più possibile. I vostri piani verranno sicuramente scombussolati, ma è sempre meglio avere una linea da seguire. Fissate un obiettivo e documentatevi. Leggete, fate ricerche, chiedete. E non crediate di venire a fare una passeggiata. Qui c’è ancora tanto da fare, ma c’è da fare soprattutto quello che gli australiani non vogliono fare. In particolare, i primi tempi non sarà facile anche se per qualcuno lo è stato, preparatevi al peggio che se poi va meglio sarete ancora più felici, e tenete presente che anche qui gli anni migliori sono passati. Anche qui si sente sempre più spesso parlare di crisi anche se è ben diversa da quella che c’è in Italia.