Ce lo siamo chiesti molte volte, ma la risposta è ancora sospesa nell’aria. Cosa ci spinge a voler restare qui in Australia? Perché tanti partono con l’idea di fare un’esperienza e poi non riescono più a lasciare questa terra meravigliosa? La risposta è lo spirito australiano!
Perché tutti vogliono restare in Australia?
Non credo si possa esaurire questa domanda con una semplice risposta dettata dai motivi economici. No, ci deve essere di più. Un luogo non si chiama “casa” solo perché ti consente di avere uno stile di vita dignitoso, o più in generale ti dà la possibilità di lavorare, cosa ormai considerata un lusso per noi Italiani.
Ci deve essere qualcosa di più che va oltre al denaro e alla stabilità economica. Premetto che molti fattori di benessere economico sono direttamente proporzionali a quelli di benessere psicofisico. Avere un lavoro e delle entrate sicure ti dà la giusta serenità per affrontare la tua vita con maggiore positività e sicurezza, allo stesso modo come poter risparmiare migliora la propria autostima (come sono stato bravo a risparmiare ogni settimana 200 dollari e adesso posso permettermi di andare in vacanza senza pensieri), o lasciarsi andare a qualche spesa extra, come una bottiglia di vino o una borsa nuova, costituisce una gratificazione mentale che migliora il mio, come il tuo, lifestyle.
E’ da queste premesse che ho elaborato l’idea dello spirito australiano.
Lo spirito australiano: cos’è?
Per tutti coloro che non hanno mai assistito ad una tipica giornata australiana, ecco qualche idea.
Gli Australiano amano il sole, il mare, lo sport. Possono godere di quasi otto mesi di bel tempo all’anno, con temperature gradevoli, un grande sole luminoso e infinite spiagge da esplorare, dove abbronzarsi, rilassarsi e fare il bagno nell’oceano.
Gli Australiano hanno la fortuna di avere moltissimi parchi verdi in città e una natura incontaminata fuori città, mentre hanno il merito di saper preservare questi beni e di prendersene cura sia attraverso una serie di leggi, sia attraverso uno spiccato senso civico di tutti i cittadini.
Gli Australiani hanno una miglior percezione del rapporto che esiste tra lavoro e vita privata: dedicano il giusto tempo ad ogni cosa, senza mai trascurare nemmeno l’attività fisica e le attività di socializzazione nei bar, nei locali o nei ristoranti che frequentano.
C’è un miglior “balance” che caratterizza le loro vite e che li rende, nella maggior parte dei casi, privi di stress, più efficienti sul posto di lavoro e spesso anche più felici, ricchi di hobbies e interessi.
Quando l’italiano come me e te, s’imbatte in questa realtà inizialmente non la comprende. Spesso la tranquillità con cui vengono affrontate le cose, dall’attesa per il caffè la mattina, alla fila per salire sul pullman, sono scambiate per estrema “rilassatezza”.
Quando ancora lavoravo come cassiera al bar in Martin Place ero stupefatta di vedere gli stessi clienti rilassati e felici prendere due o tre caffè nell’arco della mattinata, chiedendomi quando lavorassero o cosa facessero davvero . Poi mi hanno spiegato che si tratta sovente di dividere la mole di lavoro per un numero leggermente ridotto di impiegati, in modo tale da lavorare tutti un po’ meno, lavorare meglio, essere più efficienti e produttivi e meno stressati.
Non so se sia la realtà di tutte le aziende australiane, ma posso garantirti che, mi è capitato raramente di vedere un australiano a lavoro che sembrasse fortemente stressato, o almeno nulla in confronto a quello che ho visto ancora ultimamente in Italia (a Natale i livelli di nervosismo dei commessi erano come pistole puntate alla tempie).
La differenza si percepisce anche negli orari dei negozi: fatta eccezione per i supermercati che chiudono in genere alle 8pm o a mezzanotte, i negozi normalmente chiudono alle 5.30 pm/ 6 pm , compreso sabato e domenica.
Pensare che in Italia, un centro commerciale, chiuda alle 5pm di sabato mi fa sorridere dopo tre anni trascorsi a lavorare all’outlet di Vicolungo, aperto dalle 10 alle 20 tutti i giorni. Come sempre non bisogna generalizzare: il negozio dove lavoro attualmente fa esattamente gli stessi orari di Vicolungo a Novara, 10-20 tutti i giorni, ma si tratta di un caso isolato.
Il confronto con il lifestyle italiano
La leggerezza con cui affrontano la vita quotidiana è spesso disarmante, in ricordo dei tempi in cui lavoravo in Italia per pochi euro all’ora con quella sensazione di gratitudine che ancora mi fosse dato un lavoro.
Gli Australiani finiscono di lavorare in ufficio alle 5,30/6.00 e sono pronti a farsi un tuffo nell’oceano o a rilassarsi una mezz’oretta al sole, vanno in palestra, si concedono una birra o un cocktail dopo le fatiche giornaliere, o fanno una passeggiata lungo la costa. Prendono uno stipendio dignitoso e nonostante il costo caro della vita, riescono a mettere da parte qualche risparmio, a comprarsi un’automobile e, talvolta una casa (impresa ardua visti i costi da capogiro degli immobili qui in Australia, parlo in modo particolare di Sydney, la città dove vivo).
Il tempo per lavorare e quello per riposarsi e/o rilassarsi si alternano a vicenda con il giusto ritmo e gli animi non possono che beneficiarne, restituendo una popolazione con bassi livelli di stress e nella media soddisfatta.
Non sto dicendo che tutti gli Australiani siano felici, intendimi, ma una buona parte di loro affronta i problemi da una prospettiva realistica, meno drammatica della nostra, con ottimismo, contro il pessimismo che contraddistingue noi Italiani ultimamente, con determinazione contro la rassegnazione che sembra essersi impossessata della mia generazione.
E’ normale allora che il frutto di quest’esperienza si trasformi in qualcosa di più e il desiderio di avere un lifestyle più simile a quello australiano. Per quanto riguarda preoccupazioni, balance tra lavoro e tempo libero e atteggiamento con cui si affrontano le situazioni della vita, il modello australiano è un modello vincente e piace a noi italiani che ci sentiamo sempre più attratti e desiderosi di copiarlo.
No stress, un miglior lifestyle, balance tra lavoro e spare time, insieme ad una migliore condizione economica fanno sì che lo spirito australiano catturi tutti noi e ci spinga a trasformare l’Australia da una terra bella e sconosciuta a “casa”, magari una seconda casa, ma casa a tutti gli effetti, capace di darci quello di cui abbiamo bisogno e che la nostra prima casa, l’Italia, non era più in grado di offrirci.
Sarà davvero così? Gli ultimi dati raccolti dall’OCSE sembrerebbero dire proprio il contrario. Guarda il video: