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Le pericolose attrazioni turistiche d’Australia

Immaginate questa scena: è un giornata calda e soleggiata a Darwin, nella Top End d’Australia, la giornata perfetta per una crociera a bordo della Adelaide River Queen, un battello destinato a trasportare i turisti su e giù per il fiume. Tutti quelli che arrivano qui sono animati dalla medesima curiosità: scoprire cosa sta in agguato sotto la superficie dell’acqua. Le loro aspettative di rado vengono deluse. La River Queen infatti ha a mala pena il tempo di salpare che comincia a essere circondata da i coccodrilli d’acqua salata. Il fiume Adelaide, distante dalla città di Darwin circa sessanta chilometri, attrae migliaia di turisti ogni anno la maggior parte dei quali non vede l’ora di prendere parte ai cosiddetti “jumping croc tours”, delle gite in barca durante le quali i giganteschi rettili vengono attirati con enormi pezzi di carne. Dire che il fiume è infestato dai coccodrilli sarebbe sottovalutare la situazione: all’incirca ogni cento metri infatti, un rettile innalza la sua testa squamosa e, secondo le guide turistiche, per ogni coccodrillo avvistato ce ne sono dai cinque ai dieci che non vengono visti.

Il pericolo sta in agguato nell’acqua

Di recente però purtroppo il fiume Adelaide è salito alla ribalta per ragioni tutt’altro che piacevoli: ad Agosto un pescatore è stato ucciso da un coccodrillo nel fiume dopo aver tentato di guadarlo per recuperare un’esca. Si tratta del terzo attacco quest’anno nel Northern Territory e la circostanza è piuttosto insolita. Statisticamente infatti si verifica un attacco mortale ogni due anni. Ogni aggressione nel Northern Territory poi provoca una tornata di esami di coscienza tra i locali e quest’ultima pare aver sconvolto gli abitanti della zona molto più del solito. Il coccodrillo responsabile è una vecchia conoscenza, si tratta infatti di un animale che a causa di una rara mutazione genetica presenta la testa completamente bianca e il corpo completamente nero, caratteristiche che gli hanno valso il soprannome di Michael Jackson. Come tutti gli altri coccodrilli responsabili di attacchi fatali, anche questo è stato abbattuto. Michael Barritt, portavoce di Parks and Wildlife spiega che “quando si verificano simili fatalità, le operazioni vengono condotte come un vero e proprio blitz di polizia. Siamo specializzati per andare là fuori e gestire questo tipo di situazioni avendo bene chiaro in testa che la priorità è recuperare i resti in modo tale da poterli riportare alla famiglia per il funerale e per un’eventuale indagine di medicina legale. Di solito questo vuol dire anche che il coccodrillo deve essere ucciso. Non ce ne andiamo certo in giro ad ammazzare tutti i coccodrilli che incontriamo per puro spirito di vendetta”. Una volta i coccodrilli venivano cacciati in maniera così indiscriminata che erano a rischio estinzione, ragion per cui sono stati messi sotto protezione a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Oggi la loro popolazione ammonta intorno ai centomila esemplari e il governo del Northern Territory si è impegnato a capire se un abbattimento selettivo dei coccodrilli d’acqua salata potrebbe aiutare a ridurre i rischi di attacchi letali per l’uomo.

E se li catturassimo invece di ucciderli?

Molti abitanti dello stato però stanno cominciando a mettere in discussione questo approccio. Una donna, che preferisce rimanere nell’anonimato ed essere conosciuta semplicemente con lo pseudonimo di Broady, ha creato un gruppo chiamato Northern Territory Crocodile Conservation and Protection Society. Broady con il suo gruppo si batte affinché le autorità catturino i coccodrilli piuttosto che ucciderli a seguito di incidenti fatali. “La questione a proposito di Michael” dice l’attivista “era che essendo così raro dal punto di vista genetico risaltava molto. In America c’era una donna che sarebbe stata disposta a pagare per averlo e condurlo oltreoceano, proprio per via del suo patrimonio genetico così raro. Questi fondi sarebbero potuti andare nelle tasche del Parks and Wildlife”. Tuttavia la battaglia di Broady a favore dei coccodrilli è talmente controversa che la donna ha già ricevuto svariate minacce di morte. Però ha anche dei sostenitori: la sua pagina di Facebook ha visto un picco di cinquecento iscritti nel giro di ventiquattrore, un risultato non poco significativo in una piccola città come Darwin. Il ricercatore Adam Britton invece è totalmente contrario all’idea della cattura: dopo aver studiato i coccodrilli della Top End per due decadi, afferma che catturare uno specifico coccodrillo è estremamente difficile; in più se i rangers dovessero mancarlo per la prima volta, l’animale potrebbe spaventarsi al punto tale da rendere difficile ritrovarlo. ” Se un coccodrillo trova un punto in cui può catturare delle buone prede, ci tornerà ancora” dice Britton “per questo le possibilità che attacchi ancora sono molto più alte e, potenzialmente, l’animale responsabile dell’aggressione potrebbe trasformarsi in un mangiatore di uomini”

Più furbi di quello che pensate

Adam Britton sostiene che l’unico modo per ridurre gli attacchi è educare le persone e cambiarne il comportamento sia dentro che fuori dall’acqua. “A meno che non si cerchi di eliminare tutti i coccodrilli dall’acqua, non credo si potrebbe avere successo” dice il ricercatore, “quindi a meno che non si faccia ciò, rimane il rischio che qualcuno possa essere attaccato dai coccodrilli. Ammettiamo che nel fiume Adelaide ci siano cinquemila coccodrilli: bene, non saremmo al sicuro nemmeno se quattromila esemplari fossero rimossi”. A volte i tour sul fiume per ammirare i coccodrilli vengono accusati di condizionare gli animali inducendoli a collegare gli esseri umani al cibo ma il tour operator Tony Blums rifiuta drasticamente questa associazione. “La verità”, sostiene Blums “è che le aree in cui noi lavoriamo sono le più sicure per i pescatori, basta non entrare nell’acqua. Probabilmente noi con la nostra attività costituiamo il miglior programma educativo per coccodrilli del Northern Territory”. Britton sostiene che gli animali conoscono le imbarcazioni destinate ai tour e che non si avvicinerebbero ad altri natanti nella stessa maniera. Afferma anche che i coccodrilli non solo riconoscono queste imbarcazioni ma sono anche in grado di ricordare gli orari in cui passano. “I coccodrilli sono intelligenti, imparano gli schemi e le routine“, commenta il ricercatore.

In conclusione che ci sia un coccodrillo o centomila non fa alcuna differenza e il consiglio degli esperti è il medesimo: state fuori dal fiume e andate a farvi una nuotata in piscina.

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