Ansia, depressione, forte senso di isolamento, fino ad arrivare a gravi disturbi psicologici che hanno in alcuni casi condotto al suicidio. La vita nelle miniere australiane è dura e porta con sé diversi disturbi, che possono essere lievi e temporanei oppure sfociare in qualcosa di più grave.
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COSA VUOI SAPERE?
- Il caso di Barry Haack
- I lavoratori FIFO
- L’ondata di suicidi in Western Australia
- L’industria mineraria è ancora un’opportunità per guadagnare bene in Australia
Vita nelle miniere australiane: il caso di Barry Haack
Uno dei casi più recenti documentati dalla stampa australiana riguarda Barry Haack, un lavoratore del settore che mentre si trovava nell’area mineraria chiamata Lady Loretta, presso il Mount Isa, nel Queensland, ha subito un vero tracollo mentale, senza trovare alcun tipo di sostegno o aiuto dalla compagnia presso cui era impiegato, la Glencore. Tutto è nato da un incidente che lo aveva ferito a una mano, impedendogli di tornare sottoterra e imponendo il suo trasferimento a un lavoro più leggero: il suo manager ha incominciato a fare forti pressioni su di lui, sminuendo il problema fisico subito da Haack e trattandolo sempre peggio. Le condizioni di vita nella miniera, unite a questo pesante clima di intimidazione e minaccia, lo hanno portato a un grave episodio di ansia e depressione, senza però che la compagnia mineraria prendesse alcun tipo di provvedimento per il suo trasferimento o per affrontare il difficile momento psicologico attraversato dal suo dipendente. I suoi superiori hanno infatti rifiutato di portarlo fuori dal campo in cui viveva per cercare aiuto medico, confinandolo per tre lunghissimi giorni nella sua stanza. Trovandosi a 140 km dal più vicino ospedale, da cui era separato da una landa di terra che si può attraversare solo con un veicolo speciale e la necessaria attrezzatura a livello di luci e radio, senza alcun sostegno o speranza di incontrare un medico o uno psicologo, Haack è crollato. La salvezza è arrivata dalla moglie che, telefonando al campo in cui viveva e lavorava, ha ottenuto di farlo trasportare all’ospedale. Qui i medici, valutando lo stato mentale del marito, le hanno detto che si sarebbe potuto rendere necessario un ricovero in psichiatria. Alla fine, però, Haack è tornato a casa, imbottito di farmaci e con conseguenze psicologiche pesanti. Soffre infatti di una vera e propria claustrofobia, la paura degli spazi chiusi e confinati, e non si allontana da casa a lungo se non è accompagnato dalla moglie o da uno dei suoi figli.
Vita nelle miniere australiane: i lavoratori FIFO
Questo episodio, che non è certo isolato, ha permesso di puntare i riflettori sulle condizioni di lavoro e di vita nelle miniere australiane, che sono spesso gestite utilizzando il metodo FIFO. Per FIFO si intende fly-in fly-out workers, vale a dire che coloro che sono impiegati nel sito, di solito lontano dai centri abitati e in luoghi remoti e senza alcuna comodità, sono trasportati via aereo al lavoro e riportati a casa per alcuni giorni di pausa ogni mese con lo stesso mezzo. Questo sistema risulta più conveniente per le compagnie minerarie piuttosto che allestire dei luoghi per vivere adatti ai lavoratori e alle loro famiglie vicino alla miniera. I lavoratori FIFO sono quindi soggetti a condizioni particolari: lunghe separazioni dalle famiglie, vita in campi molto spartani senza alcuna forma di svago, lavoro su turni da dodici ore che non lasciano tempo libero se non per mangiare e dormire, un’attività dura che prova la resistenza fisica, l’isolamento non solo reale ma anche mentale dal resto della comunità umana. Questo tipo di vita, che viene ben pagato e quindi attira molti lavoratori, ha perciò il suo prezzo: senso di solitudine, ansia, depressione, veri e propri crolli mentali. Il tutto favorito da una certa mentalità associata al lavoro in miniera, quella del non mostrare mai debolezze e problemi e di mettere su una facciata di forza e resistenza che ti impedisce di lamentarti o anche solo di parlare di quello che non va. Una cultura “macho”, insomma, che nasconde però problemi come l’abuso di alcol, molto frequente anche se le regole dei campi sul tema sono di solito molto stringenti. A questo si aggiunge la crisi generale che sta attraversando il settore delle miniere australiane, che vedono i prezzi delle materie prime scendere. Si instaurano così meccanismi pericolosi, come l’allentamento delle misure di sicurezza (perché costano e portano via tempo, riducendo ulteriormente i profitti) e una sempre minore attenzione alle condizioni dei lavoratori, che sono temporanei e non risorse stabili cui riservare un buon trattamento per continuare a impiegarle.
Vita nelle miniere australiane: l’ondata di suicidi in Western Australia
Tutti questi fattori sono stati chiamati in causa per spiegare l’ondata di suicidi che ha riguardato i lavoratori nelle miniere del Western Australia verificatosi lo scorso anno (se ne sono registrati nove in dodici mesi, ma il numero rischia di salire se si considerano anche coloro che si sono tolti la vita una volta tornati a casa, di cui però non esiste un conteggio preciso). Purtroppo questo sistema non sembra destinato a cambiare: le compagnie minerarie subiscono una tassazione più leggera sui lavoratori FIFO e il non avere comunità stanziali vicino ai siti di lavoro significa tagliare di molto i costi (conviene piuttosto fare volare le persone avanti e indietro), oltre che evitare tanti problemi: cosa offrire alle famiglie dei lavoratori che si trasferirebbero con loro, dover avere a che fare con i sindacati e anche definire cosa fare del sito e dei minatori una volta esaurita la miniera.
L’industria mineraria in Australia è in declino, ma rimane un’importante opportunità per guadagnare bene!
Questo è il caso, per esempio, di chi sta passando attraverso un’esperienza temporanea nell’outback o deve accumulare il monte ore necessario per rinnovare il Working Holiday visa. Se hai bisogno di orientarti nel mondo del lavoro e conoscere le condizioni di vita nelle miniere australiane e non solo, Portale Australia può aiutarti!
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