Dopo il successo dell’articolo sul rischio della bolla immobiliare cinese in Australia, torniamo oggi a parlare del rapporto tra i due.
All’inizio dell’anno un costruttore di Melbourne durante un’intervista ha rivelato la sua avversione per gli investitori cinesi, salvo poi spiegare che il suo astio non era rivolto ai privati che acquistano proprietà residenziali; quello che lo infastidiva erano gli imprenditori cinesi che acquistavano proprietà immobiliari su larga scala.
Venne fuori che si riferiva a quegli investitori ai quali gli accordi commerciali tra Cina e Australia consentono di fare acquisti praticamente con una libertà quasi illimitata. Fairfax Media ha scritto che le nuove regole della Foreign Investment Review Board faranno schizzare le quote investite dagli imprenditori cinesi da cinquantaquattro milioni di dollari a un miliardo. Il costruttore locale si lamentava dei prezzi favorevoli ai quali i cinesi acquistano i siti per poi stabilizzarvisi senza alcuna apparente fretta di svilupparli.
Cosa pensano le banche
Questa lamentela è stata confermata durante le conversazioni con altri industriali e registrata da Lang Walker, a sua volta imprenditore edile e capo della sezione degli immobili commerciali per la banca ANZ. Il miliardario ha detto che la logica sottesa ai prezzi pagati dagli investitori asiatici è effettivamente discutibile. “Fa un po’ paura” ha detto “ma alla fine dei conti credo che queste persone stiano solamente cercando di portare i loro soldi fuori dall’Asia in opposizione alle leggi del luogo.
Sono d’accordo con gli esperti secondo cui gli imprenditori cinesi stanno comunque pagando un prezzo elevato per i siti che acquistano ma credo che le loro spinte motivazionali siano diverse dalle nostre”. Eddie Law della ANZ ha detto che: “La banca deve monitorare attentamente la logica dei nuovi acquisti con base offshore. Il capitale cinese compete, all’interno della sua stessa struttura, con quello locale. E ha la propensione di pagare un prezzo più alto, in particolare per i terreni edificabili ma per ora la logica di questo ci è oscura”.
La competitività cinese in Australia
Il costruttore all’inizio di questa storia, ha scritto una semplice guida sul modo in cui funzionavano i suoi affari: considerando il costi del denaro, se acquistava un terreno edificabile per X dollari, doveva costruire in un certo numero di anni per poi rivendere tutto a Z dollari al metro quadrato e chiudere in pareggio, guadagni esclusi. Si è trovato però a dover affrontare gli investitori stranieri disposti ad acquistare lo steso sito per un prezzo doppio rispetto a X per poi rimanervi proprietari per un tempo indeterminato.
Questo avrebbe significato che per rientrarci, i prezzi di vendita avrebbero dovuto essere dei multipli di Z e lui non credeva vi fosse un mercato di acquirenti disposto a pagare tali prezzi. Le considerazioni sui prezzi possibili hanno spinto Lang Walker a tirarsi fuori dal settore dell’industria immobiliare prima dell’invasione cinese. Si è infatti reso conto di trovarsi di fronte alla competitività di acquirenti, che ha definito “ragazzini con taccuino e blocchetto di assegni illimitato”, orientati a pagare prezzi per dei terreni che non avrebbero potuto edificare con profitto. Così ha venduto tutto ed è risultato una sorta di genio dell’industria immobiliare quando questa è crollata.