Mentre corro affannata lungo il vialetto d’ingresso, mi chiedo quale sarà la reazione di Vincenzo Giuliano, giovane manager del Lilys restaurant, che mi accingo ad intervistare oggi.
Ho un’ora e mezza di ritardo e probabilmente un aspetto orribile: sono sudata, spettinata e in disordine, per colpa della corsa e del caldo. Non sono per niente professionale e qui tutto ha l’aria di essere “semplicemente perfetto”: un elegante ingresso alberato accoglie i clienti in un’ampia sala, dove sono disposti tavoli ben apparecchiati coordinati con sedie argentate e magnifici bouquet di fiori freschi al centro, il bar si estende sulla destra, creando uno splendido gioco di luci e prospettiva.
Vincenzo Giuliano sta seguendo i lavori di rinnovamento di una delle parti esterne del Lilys restaurant, un locale che offre la possibilità di trascorrere giornate indimenticabili per cerimonie, occasioni importanti, ma anche il luogo ideale dove mangiare una buona pizza, bere un caffè mentre si scambiano quattro chiacchiere in assoluto relax.
La cosa che mi colpisce di più quando si volta per presentarsi (immaginate la scena: sembra l’inquadratura di un film), sono i suoi incredibili occhi verdi e il suo sorriso enigmatico. La prima impressione è che sia un perfezionista, attento allo stile e ai dettagli e… al tempo. Un grosso orologio spunta dal suo polso sottile e provo un brivido lungo la schiena. Ma poi Vincenzo mi stringe la mano e accetta le mie scuse e capisco di potermi giocare una seconda possibilità.
Una storia come in un libro
Trentadue anni, sposato da tre, diplomato ragioniere, siciliano d’origine e manager di professione, Vincenzo Giuliano ha alle sue spalle una storia che potrebbe essere tranquillamente racchiusa in un libro. Avendo iniziato a lavorare a quindici anni, capite benissimo che sono tante e diverse le esperienze maturate in tutto questo ampio lasso di tempo.
Vincenzo, quando hai capito che la ristorazione sarebbe stata il tuo settore?
“La mia passione per il mondo della ristorazione l’ho scoperta a quindici anni, durante una vacanza a Washington, al termine della quale decisi di fermarmi lì e di non tornare a Carini, in Sicilia, con la mia famiglia, per lavorare presso un ristorante come cameriere e imparare l’inglese. Dopo quell’esperienza sono ritornato in Italia e ho lavorato presso Torre Alta, in Sicilia sempre in sala come cameriere, poi il mio percorso lavorativo nell’hospitality si è interrotto e ho studiato per diventare, e lo sono diventato hairstylist presso la scuola di Aldo Coppola. E’ stato un periodo splendido in cui ho raffinato il mio stile e ho conosciuto star di livello internazionale, ho fatto viaggi in America e in Europa, ho partecipato a sfilate, serate di gala, eventi di beneficienza. Poi il mio principale ha deciso di spostare il nostro salone di bellezza a Pescara. Dopo averci pensato a lungo, ho deciso di abbandonare la mia carriera di parrucchiere e riabbracciare il mio primo amore: la ristorazione. -La Baronia- ristorante mi ha accolto come direttore ed è così che ho iniziato un bellissimo rapporto di lavoro per sei lunghi anni”.
Cosa ti ha portato, invece, dalla Sicilia all’Australia?
“Un amico mi ha fatto un’interessante proposta lavorativa per l’Australia; allora stavo costruendo casa per andare a vivere con la mia futura moglie, avevo un buon lavoro e una splendida famiglia e mai avrei pensato di lasciare tutto e partire. Ma la mia determinazione combinata all’ambizione, alla voglia di distinguermi e di puntare all’eccellenza, mi hanno fatto propendere per il “Sì”. E mentre il mio “Sì” arrivava per il lavoro in Australia, poco dopo arrivava il “Sì” di Jessica, mia moglie, alla proposta di matrimonio e di volare insieme in Australia. Nello stesso mese, ovvero luglio 2012, mi sono diplomato ragioniere, mi sono sposato, sono partito per l’Australia e ho iniziato a lavorare”.
La difficoltà dei primi mesi
Come sono stati i tuoi primi mesi in Australia? Avendo già il lavoro, hai trovato la strada spianata e il cammino in discesa?
“Assolutamente no! Non è stato per niente facile, anzi! Non posso negare che i primi mesi per me siano stati davvero duri: i soldi sono finiti quasi subito visto il prezzo vertiginoso del costo della vita, si dormiva su due materassi singoli vicini, uno un po’ più alto e uno un po’ più basso, senza base, ma con il semplice materasso appoggiato per terra, si mangiava pasta al pomodoro e per un certo periodo non abbiamo avuto nemmeno il frigorifero. Eppure, nonostante le difficoltà economiche e quello psicologiche, quali la mancanza di casa e di sicurezze che avevo, invece, in Sicilia, non ho mai perso di vista i miei obiettivi e mi sono nutrito ogni giorno di determinazione, grinta, entusiasmo per migliorare la nostra situazione professionale e la nostra vita. Piano piano le soddisfazioni economiche e professionali sono arrivate e oggi posso affermare con un pizzico di orgoglio di avere tutti i comfort possibili, quali una bella casa, due automobili, elettrodomestici di ultima generazione, possibilità di viaggiare, di andare in palestra e di aver raggiunto traguardi importanti che mi hanno garantito benessere e serenità”.
“Ma non si tratta di fortuna, si tratta di duro lavoro, voglia di migliorarsi sempre e imparare cose nuove, si tratta di sacrifici personali, si tratta di ore e ore di lavoro e di viaggi per arrivare sul posto di lavoro, si tratta di aver tenuto duro e di non aver mai mollato, di aver studiato l’inglese, di avere detto più sì che no, di essere sempre stato disponibile, di essere sempre puntuale, di dimostrarmi affidabile, professionale ogni giorno, di accettare compromessi, ma sempre con l’obiettivo di raggiungere una posizione migliore e uscirne vincente”.
Lavorare su se stessi
Secondo la tua esperienza professionale e personale quali sono, allora, le caratteristiche per avere successo?
“Credo che le qualità per avere successo qui in Australia siano la competenza, che significa preparazione, studio e abilità, mescolate all’esperienza, ma anche la professionalità, che significa, invece, precisione, cura del dettaglio, puntualità, passione. Nel lavoro che svolgo come Manager mi occupo in primis di gestione del personale e ho visto tanti giovani ragazzi come me alla ricerca di un lavoro, non presentarsi ad un colloquio, arrivare in ritardo, avere un comportamento poco professionale, insomma. Il mio consiglio è, invece, di impegnarsi per offrire la parte migliore di voi. Puntare sulle vostre qualità, su ciò che sapere fare, mentre quello che non sapete fare, avrete sempre tempo per impararlo. Credete in voi stessi come ad una risorsa e non ad un costo! Io l’ho imparato con il tempo, sono diventato più confident nell’universo professionale e, avendo fatto un percorso di crescita dal basso verso l’alto, comprendo perfettamente lo stato d’animo, le preoccupazioni e i dubbi di tutti quelli che sono arrivati da poco con grandi speranza e allo stesso grandi paure nel cuore, qui in Australia”.
Vincenzo ha la capacità di mettere gli altri a suo agio, di trasmettere sicurezza, ma non timore, forse potrei dire “autorevolezza”, ma un’autorevolezza sempre composta e gentile; la stessa che usa con me quando risponde alle mie domande, sia che esse siano di natura professionale, che di natura personale. Anzi quando gli rivolgo qualche domanda più intima, si fa più riflessivo e pensa sempre qualche secondo prima di rispondere. Un dettaglio che ho sempre apprezzato moltissimo nelle persone, perché è indice di rispetto nei miei confronti e verso l’intervista che sto conducendo.
Vincenzo non si scompone nemmeno quando gli chiedo: “Qual è la tua fiaba preferita?” “Biancaneve e i sette nani” e sorride quando gli chiedo: “Qual è il suo piatto preferito?”. “I tortellini al ragù”; il suo sorriso si illumina ancora di più quando mi parla del suo amore per gli animali e mi racconta dei suoi conigli e del suo pappagallo. Chi mi conosce sa quanto io sia curiosa di scoprire la vera anima delle persone. Spesso ho solo trenta minuti per cercare di cogliere un pallido riflesso della persona che sto incontrando, ma oggi sono davvero fortunata e mi è stata concessa ben un’ora.
Cosa ho capito di Vincenzo Giuliano? Mentre lo osservo infilarsi la giacca per iniziare il servizio e sistemarsi la cravatta e la camicia, vedo un uomo brillante, in carriera, sicuro di sé, ma mai arrogante, sempre garbato e paziente. Vedo un uomo che si sta costruendo un futuro sereno per sé e la sua famiglia, un uomo che è apprezzato e stimato dal suo staff e dai suoi colleghi, non solo per il lavoro che svolge, ma anche a livello personale, per la passione che mette nel suo lavoro di Manager al Lilys Restaurant e per la dedizione quotidiana che applica in ogni istante della sua vita.
Vincenzo, che progetti hai per il futuro?
“Il mio desiderio sarebbe di aprire un’attività in proprio. Sarebbe il completamento di un percorso professionale che mi ha visto salire una scala dalla posizione più bassa, fino al vertice. Questa ondata di Italiani in Australia mi ha fatto, del resto, molto riflettere sulle possibilità preziose che si possono avere qui, se si è pronti e reattivi nel coglierle. Qualcuno ha parlato di -Sogno australiano-, ma forse sarebbe meglio correggerlo con –Opportunità australiane-“.
Dopo esserci salutati con la promessa di sentirci presto, mi avvio verso la stazione di Seven Hills e ripenso a Vincenzo Giuliano. Un esempio da ammirare e da seguire. La dimostrazione che
i sogni non si avverano all’improvviso, ma bisogna lavorarci sodo,
giorno dopo giorno, guardare un punto sempre più alto, essere ambiziosi e competitivi, senza mai dimenticare che i traguardi più belli sono quelli che puoi condividere con le persone che ami.