Chiara e Emilio: lavorare nell’IT e nel Marketing
Qualche mese fa Chiara ci aveva gentilmente raccontato come un’accurata lettera di presentazione avesse fatto la differenza al suo colloquio di lavoro (trovate qui l’articolo);
Oggi ho voluto chiederle qualche cosa riguardo la sua vita e quella del suo fidanzato Emilio in Australia.
Ciao Chiara, chi siete e di cosa vi occupavate Italia?
Ciao Antonino, siamo Emilio e Chiara, due trentenni romani arrivati a Sydney quasi due anni fa con un Working Holiday Visa. Emilio è ingegnere informatico con diversi anni di esperienza lavorativa in Italia nel campo IT, mentre io lavoravo come responsabile marketing e comunicazione.
Quali motivazioni vi hanno portato ad affrontare una vita Down Under?
Le motivazioni sono state principalmente la voglia di crescere a livello professionale in un ambiente multiculturale e la necessità di trovare un work-life balance più in linea con le nostre esigenze.
Perche’ l’Australia?
La scelta è ricaduta sull’Australia per una serie di fattori tra cui le opportunità di lavoro nei nostri rispettivi settori e quindi la possibilità di portare avanti un progetto di vita all’estero sul medio-lungo termine, poi le statistiche che avevamo letto sulla qualità della vita e sull’efficienza della burocrazia, la bellezza del clima e dei paesaggi naturali.
Chiara, come avete pianificato la partenza?
Innanzitutto abbiamo raccolto più informazioni possibili. Non essendoci nessuno nella nostra cerchia di conoscenze o fra i parenti che avesse tentato l’impresa prima di noi, ci siamo affidati alle fonti ufficiali e secondariamente a blog e portali dedicati. Tornati a casa dopo il lavoro, ci mettevamo a ripassare l’inglese e a fare ricerche sul costo della vita per farci un’idea di quanto avremmo avuto di “autonomia” nel caso in cui non fossimo riusciti a trovare subito un lavoro. Ci siamo informati sulle politiche dei visti, sulla copertura sanitaria, su quali sarebbero state le prime mosse da fare una volta arrivati. Poi è ovvio che non si possa prevedere tutto, ma abbiamo cercato di ridurre al minimo il rischio di tornare a casa delusi e a mani vuote.
Come ve la siete cavata con l’inglese e cosa avete fatto per migliorarlo?
Inutile dire che il vero e proprio “salto di qualità'” c’è stato quando abbiamo iniziato a lavorare visto che a quel punto non potevamo fare altro che parlare inglese tutto il giorno. E’ un po’ un cane che si morde la coda in quanto comunque per trovare un lavoro l’inglese lo conoscere a priori. Il livello, ovviamente, dipende anche dalla professione che si cerca, ma di sicuro bisogna saperlo quanto meno per scrivere un Curriculum Vitae e una lettera di presentazione accettabile, per poter capire cosa ti dicono quando ti chiamano per fissare un colloquio, per affrontare il colloquio stesso e per non farti “fregare” nella vita di tutti i giorni. Per quanto ci riguarda, sebbene fossimo arrivati con delle buone basi di inglese, è stato fondamentale l’intervento di Cathy di “Sydney x italiani” (leggi l’intervista a Cathy), dalla quale abbiamo preso diverse ore di lezione private focalizzate sul linguaggio tecnico specifico dei nostri rispettivi settori, sulla stesura di CV e Cover Letter in formato australiano e sulla simulazione di colloqui.
Ci riassumi il tuo percorso in Australia?
La prima occupazione che abbiamo trovato è quella che attualmente ricopriamo. Emilio ha trovato lavoro come System Analyst non appena ha iniziato a cercare. Fortunatamente la sua qualifica è molto richiesta e con il lavoro è arrivato lo Sponsor. Io, invece, ho impiegato un mese e mezzo per ottenere qualche feedback positivo. Il primo mese non ho ottenuto nessuna risposta, nemmeno un “no grazie”. Poi qualcuno ha iniziato a rispondere dicendo che non prendevano in considerazione possessori di Working Holiday Visa. Proprio quando stavo iniziando a demoralizzarmi sono stata contattata da tre diverse aziende per sostenere tre colloqui in tre giorni di seguito, per la serie “quando tanto e quando niente!“.
La terza azienda per la quale mi ero candidata come Marketing Assistant, Office Administrator and Bookkeeper deve essere rimasta colpita perché mi ha inviato la proposta economica a nemmeno due ore dal colloquio e dopo sei mesi mi è stata offerta anche una promozione come Marketing Manager.
Per quanto riguarda l’ottenimento del visto 457 (Temporary Work Skilled visa) la storia è stata un po’ più burrascosa in quanto inizialmente entrambe le nostre aziende si erano proposte di sponsorizzarci, tuttavia dopo esserci informati tramite degli agenti di immigrazione – Migration agent- abbiamo scoperto che l’azienda che mi aveva assunto (per la quale tutt’ora lavoro) purtroppo non aveva i requisiti per farmi da sponsor. L’unica via era quindi farci sponsorizzare entrambi dall’azienda per la quale lavorava (e lavora) Emilio: lui come “richiedente principale” e io come partner “de facto”, e cosi è stato.
Questo per dire che a volte, anche se alcune aziende assumono con le migliori intenzioni di sponsorizzare, o promettono di farlo, poi non significa che ne abbiano legalmente i requisiti, quindi il mio consiglio è di informarsi bene e da subito per non trovare brutte sorprese. Noi siamo stati fortunati perché potendo dimostrare che convivevamo già da diverso tempo ci siamo potuti giocare la carta della coppia di fatto, ma ovviamente non per tutti è così.
Il culture shock esiste davvero?
Il “culture shock” crediamo sia un fattore molto soggettivo legato in particolar modo alle proprie capacità di adattamento. Noi non l’abbiamo provato, forse perché ci eravamo preparati molto bene prima di partire per cui ci eravamo fatti un’idea orientativa di cosa aspettarci e di come muoverci e fino ad ora possiamo dire che questo Paese ha superato ampiamente qualsiasi nostra aspettativa. Poi sicuramente ha aiutato tantissimo il fatto di essere arrivati in due e quindi rispetto a chi arriva da solo, potevamo almeno contare l’uno sull’altro. Anche il fatto di essere arrivati con un discreto livello di inglese è stato fondamentale per orientarci all’inizio, per aiutarci a non prendere fregature e, in una seconda fase, per permetterci di integrarci al meglio.
Questa è la storia di Chiara e Emilio! Non perderti la seconda parte dell’intervista e scopri che percorso ha fatto questa splendida coppia romana e quali sogni nutre per il futuro!
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Ciao ragazzi!
Sono contentissimo per voi, avete fatto la scelta migliore della vostra vita e spero un giorno di poter fare altrettanto… 🙂
In bocca al lupo!
Grazie martoner75
Ciao Chiara,
innanzitutto volevo farti i complimenti per il coraggio e la forza di volonta che vi ha spinto a cercare una condizione di vita migliore.
Volevo anche chiederti se mi era possibile contattare il tuo fidanzato Emilio per fargli alcune domande sulla realtà ITC in Australia.
Sono un consulente informatico e mi piacerebbe capire quali sono le possibilità e gli scogli per chi ha questo tipo di backgroud professionale.
Grazie mille!
Un saluto e ancora in bocca al lupo!!