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Cambio vita e vado in Australia in moto parte 1

Ed eccoci qui ad inaugurare “CambioVitaItaliani in Australia”  la nuova rubrica di Portale Australia, la rubrica fatta di storie di vita reale, di esperienze, gioie e dolori.

E non potevamo cominciare meglio di così, con la bellissima storia di Massimiliano Perrella, un rider italiano che un giorno si è licenziato dal lavoro, ha fatto i bagagli ed è partito alla volta dell’Australia

…in moto.

Gli inizi

Il tutto comincia quando un mio amico parla del ‘ramo’ australiano della sua famiglia: zii e cugini trapiantati Downunder tempo addietro e con nessuna voglia di tornare in Italia, se non per le feste.

Motivo? Ottime possibilità di lavoro, meritocrazia, senso civico.

Ho un lavoro a tempo indeterminato, ma sento che qualcosa (parecchie cose) in me non quadrano e ho decido prima di cambiare lavoro, poi di cambiare nazione in cui vivere. Il mio senso di disagio era rappresentato dalla possibilità negata, a noi giovani italiani, di poter scegliere il lavoro che più ci piace.

Vista la disoccupazione a livelli record, chiunque abbia un lavoro deve tenerselo stretto e pochi ne ricavano i benefici (non soltanto economici) che sarebbero auspicabili. In più la situazione politica del Paese in caduta libera verso il ridicolo mi ha regalato litri di bile da ingoiare e costretto a vivere un senso di frustrazione intollerabile.

Senza pensarci troppo su ho preso la mia decisione: vado in Australia. La prima preoccupazione non è il visto, il lavoro o la lingua; il mio primo pensiero è la moto. Come farò in Australia senza di lei? Semplice: ci vado con lei! Così inizio a metter subito giù un itinerario di viaggio, a raccogliere informazioni su documenti e creare il sito internet AustraliaTwin che mi garantisse un minimo di visibilità. Non essendo un pilota famoso, ho dovuto creare un prodotto gradevole, riempirlo di contenuti utili per avere qualche minimo di notorietà e poter chiedere supporto a qualche sponsor. E questo passo è andato bene, sebbene dopo mesi intensi di lavoro.

Sono partito ad agosto 2011 attraversando Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Iran, India, Nepal, Thailandia, Laos, Vietnam, Cambogia e Malesia, prima di approdare a Perth. Pian piano il viaggio è diventato l’esperienza più meravigliosa della mia vita: faccio fatica ad esprimere il mare di emozioni ed esperienze che ho accumulato in sette mesi e mezzo di cammino. Ho conosciuto persone eccezionali in ogni angolo del globo che mi hanno aiutato nei momenti difficili o semplicemente mi hanno fatto compagnia durante questa esperienza eccezionale. E tutti che mi facevano la stessa domanda: “Ma com’è possibile che in Italia la gente voti ancora Berlusconi?” Meno male che ci rido sopra, altrimenti mi sarei dovuto  vergognare ad ogni tappa del mio viaggio. E, in mente mia penso: fosse solo lui il problema!

L’arrivo in Australia

Massimiliano Perrella, Great Ocean Road

Il mio itinerario originario prevedeva l’arrivo a Melbourne, destinazione cambiata con Perth dove sono atterrato a metà marzo del 2012 per meri motivi di tempo. Difatti: a luglio 2012 avrei compiuto trentuno anni e saltare l’Indonesia (sebbene a malincuore) mi ha concesso di avere i giorni necessari a trovare una farm e completare gli ottantotto giorni richiesti per fare domanda del secondo Working Holiday Visa. Così da Kuala Lumpur e dopo 21’000 km di viaggio mi sono ritrovato completamente spaesato, ma felice di aver raggiunto la mia meta. La sensazione che ho avuto è stata subito di smarrimento: tutto intorno a me era pulito, perfetto, traffico silenziosissimo e gente cordiale in ogni dove, ma percepivo un senso di sterilità dell’ambiente, come mi trovassi nello studio di un dentista.

Erano i miei primi giorni in Australia e mi sono concesso il dubbio di aver forzato le mie impressioni. La mia prima preoccupazione è stata trovare lavoro: dopo tanti mesi senza entrate, avevo bisogno di soldi, specialmente in questa terra dove tutto costa carissimo. Sono stato fortunato trovando una sistemazione decisamente economica (praticamente ho vissuto in tenda per nove mesi) ed il mio primo lavoro è stato per una ditta di traslochi. 20 $ l’ora e mi stupivo di quanto io potessi guadagnare in una sola settimana di lavoro. Peccato che mi pagassero in nero, fregandomi anche 40 $ dal computo totale.

Le mie prime disillusioni non tardano ad arrivare. Nessun problema a lavorare nelle farm e due settimane prima di compiere gli anni faccio domanda per il secondo visto (leggi l’articolo su come richiedere il secondo visto WHV), prontamente accettato. Felice, mi sono dedicato alla ricerca di un altro lavoro: dapprima come magazziniere, poi come lavapiatti. E qui, solo soddisfazioni: pagamenti puntuali, mai un singolo problema al lavoro, paghe dai 24 ai 27,50 $ l’ora. Spettacolo. Sebbene lavorassi pochi giorni a settimana ero perfettamente in grado di mantenermi e mettere anche due soldi da parte. E fare un po’ di manutenzione alla mia bella moto, ovviamente! Direi che se l’è meritata! Vivo i primi mesi australiani godendomi il caldo di Perth (il cui inverno è molto mite), amici di ogni parte del mondo e conoscendo un po’ di più questo Paese che mi ospita. Tutti cordiali e disponibili, ma anche pigri e un po’ menefreghisti.

L’impatto australiano

Ho sempre studiato l’inglese e mi è servito durante tutto il corso del mio viaggio, ma giunto nel Western Australia non capivo una parola di quel che dicevano. Dopo qualche mese ho iniziato a sentirmi molto più a mio agio, ma il mio nuovo lavoro in fabbrica stressava molto di più le mie orecchie che la mia schiena: facevo veramente fatica a capire i miei colleghi. Non avendo mai avuto necessità di studiare un’altra lingua gli Australiani non sanno cosa significhi, per uno straniero, interpretare le loro parole e non conta quante volte chiederete loro di ripetere: non cambieranno mai tono o cadenza fra le parole. E vi guarderanno come se siete voi i tonti a non capire.

Questo è stato il primo segnale di disagio nei loro confronti, col tempo mi sono sempre più dovuto rendere conto di quanto non interessi loro nulla di quel che sia al di fuori dell’Australia: non sanno granché di geografia, viaggiano pochissimo all’estero e poco anche nel loro stesso continente. Parlo per grandi numeri, o almeno per esperienza personale, non voglio generalizzare, ma quasi tutti i locali che ho conosciuto sono stati solo a Bali. Non si interessano di studiare un’altra lingua o di scoprire il mondo. Mi spiace dirlo, ma per me mostrano veramente di esser limitati. Non hanno una nazione che vanta un passato ricco, visto che ha davvero poco, in termini oggettivi, di storia. Eppure quel poco di retaggio che hanno, è loro sconosciuto: non sanno neppure per quale motivo si festeggi l’Australia Day. Eppure sanno che resteranno a casa, a fare qualche barbecue e bere birra a fiumi. Questo basta loro. Non sanno nulla degli aborigeni e della loro storia, delle loro lingue o tradizioni, ormai estirpate dalla loro cultura. Tutto ciò mi ha deluso profondamente.

Dopo nove mesi nel Western Australia decido che è arrivato il momento di raggiungere finalmente Melbourne…segue la SECONDA PARTE

 

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