Turismo cinese in Australia
Per un italiano in genere il made in China è sinonimo di prodotti contraffatti, spesso scadenti o al massimo di cibo un po’esotico e stravagante il cui contenuto non sempre è determinabile con esattezza.
Turismo made in China
La prospettiva cambia di trecentosessanta gradi se voliamo nell’altro emisfero, in Australia per l’esattezza, dove l’etichetta made in China è il marchio di fabbrica di un flusso turistico inarrestabile che contribuisce in maniera consistente a tenere alte le sorti economiche del New South Wales e della sua capitale Sydney.
La città negli ultimi anni sembra infatti diventata la meta prediletta della middle class cinese sempre più forte, stabile e desiderosa di trascorrere le vacanze fuori dai confini patrii. Per comprendere l’entità di questo boom basti pensare che nello scorso anno il numero dei turisti provenienti dalla Cina ha superato quello dei pur più vicini neozalendesi.
Un aumento del 18 per cento
Per l’anno passato l’aumento del flusso turistico cinese è stato del 18 per cento e il contributo all’economia statale è consistito in quasi un miliardo e mezzo di dollari, circa duecento mlioni in più rispetto all’anno precedente. È comprensibile allora l’augurio del premier Barry O’Farrell il quale spera che la Cina nei prossimi anni continui a dominare l’orizzonte del turismo australiano, incrementando il flusso di visitatori con grande vantaggio per gli operatori turistici, le strutture alberghiere, i negozi e i servizi di trasporto.
Dal canto suo la Cina ha ampliato il numero dei voli diretti in Australia al punto che ogni settimana poco meno di cento voli partono dal continente e dalle isole (Taiwan, Hong Kong, Macau) facendo rotta verso Sydney. Alcune compagnie, come la Sichuan Airlines, hanno cominciato di recente a volare per l’Australia, mentre altre, come la China Southern Airlines, hanno implementato i voli verso l’Australia lo scorso maggio.
Il commento di O’Farrell
Barry O’Farrell. Premier del NSW
Si spiega da sé perciò il commento di O’Farrell secondo cui «ogni sedile occupato su un volo da Shanghai, Guangzhou o Beijing è una buona notizia per il lavoro e la crescita economica nel New South Wales».
Giunti a destinazione, i turisti cinesi rimangono soddisfatti non solo dalla piacevolezza del clima, dall’azzuro del cielo (che in molti luoghi della Cina non è visibile a cuasa del tasso elevato di inquinamento) e dal sole splendente, ma anche dal livello culturale che si respira nella città e dal carattere cordiale e amichevole degli abitanti. Restano inoltre affascinati dalla multiculturalità di un paese in grado di accogliere genti provenienti da ogni dove.
Prendendo la palla al balzo la politica non ha tardato a intervenire e il ministro del turismo George Souris nel Novembre 2012 ha inaugurato una campagna pubblicitaria strategica che ha come obiettivo la Cina. Le previsioni per il futuro sono rosee: da qui al 2020 la Cina dovrebbe arrivare a contribuire all’economia del New South Wales per una cifra superiore ai due miliardi di dollari annui, partecipando al supporto diretto di quasi quattordicimila lavoratori. Le intenzioni di O’Farrell sono molto chiare: mettere in atto una stringente politica di marketing turistico nel paese per assicurarsi che, nel momento in cui le famiglie pianificheranno le proprie vacanze, la scelta ricadrà proprio sull’Australia e su Sydney.