Uno, nessuno e centomila Mattia Baggiani
La prima volta che ho incontrato Mattia Baggiani, mi ha colpito per l’aplomb, lo stile raffinato ed elegante, per il suo sorriso magnetico e la sua risata contagiosa. Ci eravamo conosciuti da pochi minuti eppure avevo la sensazione che ci conoscessimo da sempre.
A catturarmi non era stata solo la sua simpatia, ma la straordinaria affinità di passioni, interessi e inclinazioni. Un’amicizia in comune e una certa somiglianza con mio fratello Marco sono state sufficienti a far scattare una bellissima intesa tra noi.
Ma ancora più importante questo ragazzo ha saputo darmi con il suo esempio, una carica fortissima che ha addirittura messo in crisi il mio continuo senso di insicurezza. La sua energia e voglia di fare, mescolata alla determinazione di voler raggiungere un’obiettivo, sono state per me un esempio da ammirare, da stimare e da emulare.
Ti stai chiedendo il perché del titolo? Ma ovviamente perché Mattia Baggiani come Vitangelo Moscarda sta attraversando un percorso di riflessione. Mentre il personaggio pirandelliano passa dalla scoperta di essere unico per tutti, per poi concepire di non essere nessuno, attraverso il rapporto con gli altri, i centomila appunto, che lo vedono ognuno in un modo diverso, Mattia sta gradualmente facendo un percorso da “nessuno”, attraverso centomila interessi, passioni e un turbinio di idee ed energie coinvolte che lo porteranno ad essere un “Uno” con la U maiuscola. Insomma qualcuno destinato a fare qualcosa di grande, come mi piace sempre ripetergli durante le nostre chiacchierate.
Ma vediamo allora di conoscere un po’ meglio, questo giovane ragazzo di 24 anni originario di Varese, ma residente a Sydney ormai da un paio d’anni.
Partito dall’Italia nel 2014 da Varese e in cerca di nuove avventure, Mattia Baggiani sbarca a Sydney con una valigia piena di entusiasmo, un inglese base, ma anche tanta voglia di mettersi in gioco e gli occhi come due spugne pronte ad assorbire la bellezza di una terra tutta da scoprire. All’attivo un Diploma da geometra e alcuni anni di esperienza come commesso in un noto negozio di abbigliamento di Varese.
Mattia, qual è la ragione che ti ha portato in Australia?
Credo prima di tutto la curiosità di vedere posti nuovi, così come la voglia di conoscere nuove persone e confrontarmi con nuove culture. Ma anche per imparare l’inglese e sperimentare nuove esperienze, scoprire una nuova piccola fetta di mondo, insomma per uscire dalla mia “comfort zone”, conoscermi un po’ di più, scoprire i miei limiti e imparare come superarli.
Quali aspettative avevi prima della partenza?
Ho sempre voluto fare un’esperienza all’estero. Il mondo era per me un posto nuovo da scoprire. Ero affascinato dalla scoperta. Non l’ho immaginato come un trasferimento definitivo, ma come periodo di transizione. Le mie aspettative erano quelle di fare un viaggio per qualche mese migliorare il mio inglese e poi tornare in Italia e “settled my life down”, ricominciando a fare la mia vita quotidiana. Ora i piani sono un po’ diversi, vedremo cosa mi riserverà il futuro.
Cosa ti sta offrendo l’Australia che l’Italia non ti dava?
L’Australia è uno stato giovane che offre tantissime opportunità rispetto all’Italia. Mi sta dando la possibilità di condurre uno stile di vita che in Italia non potevo avere; quando parlo di “stile di vita” intendo la proporzione tra salario e tempo libero, ma anche un benessere mentale e psicofisico che deriva dall’assenza di stress, dal contesto sociale in cui vige la meritocrazia e il rispetto delle regole. Un sistema efficiente che consente di trovare quel tanto agognato “balance” che non mi era possibile trovare a casa. In poche parole in Australia percepisco un salario migliore e godo di maggior tempo libero per godermi la splendida città di Sydney e per investire nei miei progetti per il futuro, nelle mie passioni.
Mi ricordo ancora quando sono arrivato qui in Australia la prima volta nel novembre 2014 con un inglese base e tanta voglia di scoprire la città. Ho iniziato a lavorare come lavapiatti dopo circa un mese e mezzo che ero a Sydney, dopodiché ho attenuto il mio primo lavoro sotto contratto come sales assistant presso il negozio di abbigliamento Rhodes&Becket. Fin da subito mi hanno dato nuove responsabilità e reward per il lavoro svolto. Naturalmente in un Paese dove l’economia è florida e vige un sistema di leggi efficiente è più facile raggiungere un grado di serenità e tranquillità nella vita come nel lavoro.
Descrivi in poche righe la tua prima sensazione sull’Australia
Ho provato fin da subito un turbinio di emozioni. Entusiasmo misto a incredulità. A colpirmi in particolare sono state le persone. Così diverse, così unite, così uniche. L’Australia, a differenza di altri luoghi, è un posto dove tutti possono sentirsi “a casa”. La diversità, che sia culturale, religiosa, sessuale o etnica diventa ogni volta fonte di arricchimento e integrazione e mai di discriminazione. Inoltre è un Paese giovane, disponibile ad offrire molte opportunità che molti ragazzi come me non aspettano altro che di cogliere. Un mix di culture che ti fa apprezzare ogni giorno la possibilità di conoscere sfumature a te sconosciute.
Che consigli senti di dare a chi, come te due anni fa, sta progettando di partire?
Il mio consiglio è di arrivare in Australia con un buon livello di inglese che ti consente una più veloce integrazione e magari un minimo di esperienza lavorativa alle spalle. Il resto viene da sé se c’è grinta e determinazione nel volere raggiungere i propri obiettivi.
Cosa ti manca dell’Italia e cosa non ti manca?
L’Italia manca e certe volte anche tanto. Mi mancano gli amici, mi manca la famiglia, mi mancano i luoghi magnifici della nostra terra, la nostra cultura e le nostre abitudini. Stando per un po’ fuori dall’Italia impari ad apprezzare di più le bellezze del tuo Paese. D’altro canto non mi manca l’organizzazione e la gestione amministrativa, la situazione economica e il pessimismo che si respira.
Ma lasciamo da parte per un attimo l’Italia e torniamo al presente. Dopo il suo prima anno di Working Holiday, Mattia ha deciso di dare a se stesso un’occasione per acquisire nuove skills e si è scritto ad un corso di Business e Management a Sydney. La sua carriera lavorativa è passata prima da Harringbone a Myer per poi approdare a Scotch&Soda dove attualmente lavora da circa sei mesi.
Parla del progetto di business che stai avviando?
Insieme a due soci stiamo importando scarpe 100% made in Italy, più precisamente fatte nel marchigiano, storica regione italiana produttrice di scarpe di alta qualità con prodotti esclusivamente italiani. Ti stai chiedendo come ho avuto quest’idea? Beh, lavorando in negozio, continuavo a incontrare clienti che, mentre si dichiaravano insoddisfatti delle loro scarpe, mi facevano infiniti complimenti per le mie, rigorosamente made in Italy. Al momento stiamo lavorando al sito internet e abbiamo appena concluso il photo-shooting delle calzature. Un altro progetto che sto portando avanti riguarda le biciclette vintage anni 70-80, sempre italiane, delle quali gli Australiani sono grandi estimatori. Ho da poco messo in esposizione, in occasione della fiera del Design a Sydney, una delle mie biciclette. Una dei motivi che mi rende orgoglioso ogni giorno è la possibilità di seguire le mie passioni e di trasformarle un giorno in un vero e proprio lavoro.
Nonostante la giovane età Mattia mi ha dimostrato da subito di possedere una “mente imprenditoriale”. Davanti a una birra a Circular Quay ho realizzato che la persona che avevo davanti aveva una marcia in più, un entusiasmo contagioso, una voglia di fare ammirabile e un’ambizione genuina, quasi rara.
Cosa significa stile per te?
Per me stile è ciò che mi fa sentire a mio agio, mi fa sentire “confident” nella vita privata come nel lavoro. La qualità mista al comfort che restituiscono un’immagine autentica e vera di me stesso. E’ come se il mio modo di vestire parlasse un po’ di me, per intenderci.
Ci sono differenze tra fare il commesso in Australia e in Italia?
Fare il commesso in Australia, specialmente a Sydney, è davvero stimolante. Prima lavoravo in un bellissimo negozio multibrand chiamato “Il Clan” (tra parentesi saluto con affetto tutto lo staff a Varese, la mia città natale) dove ho imparato moltissimo da persone competenti riguardo all’abbigliamento in generale e in particolare sugli abiti da uomo. Diciamo che essere italiano e quindi collegato all’idea di fashion e avere una buona conoscenza nel settore, mi hanno aiutato nella ricerca del lavoro. Inoltre fare il commesso in Australia è retribuito quasi tre volte di più di quanto lo è in Italia, c’è meno pressione a lavoro ed è molto più flessibile come orari. E’ bello perché ogni giorno incontri persone nuove che spesso si rivelano interessanti. Detto questo la qualità dell’abbigliamento che abbiamo in Italia non è da paragonare a quella che si trova qui. Infine ci sono molte più possibilità di carriera e di accrescimento professionale, anche se spesso dipende dal visto che si possiede.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro qui in Australia?
Fare progetti non è mai facile soprattutto lontano da casa, dal momento che l’Australia mi sta dando molto sia a livello di esperienze che a livello educativo; vorrei restare qui ancora per un po’ per studiare, lavorare e seguire i miei progetti, se fosse possibile mi piacerebbe tornare in Europa dopo questa esperienza. Un altro interessante progetto a cui sto lavorando e che mi vedrà impegnato in futuro riguarda lo sport. Sono attivo nell’organizzazione di eventi sportivi, tramite applicazioni mobile e in collaborazione con una organizzazione di eventi qui a Sydney. Si tratta, in particolare, di partite di calcio, basket e beach volley. Quante volte ti capita di voler “giocare una partita”, ma non avere i giocatori o non avere una location adeguata? Ecco che in quei casi, intervengo io.
Racconta la tua esperienza con il sistema educativo australiano: pregi e difetti.
Il sistema educativo come quello lavorativo è molto più flessibile, ti permette di scegliere fra diverse opzioni, di selezionare le lezioni, così da poter organizzare al meglio il tuo tempo per il lavoro. Il metodo di studio è più pratico che teorico rispetto a quello europeo e ti permette di essere più pronto poi per il mondo del lavoro.
Qual è il posto più bello che hai visto in Australia
L’Australia è piena di posti mozzafiato. Per ora nel mio cuore ce ne sono tre: uno è il lago Mekensy a Freser island, l’isola in sabbia più grande al mondo, il secondo sono le Whithsunday, dove ho fatto sailing e che mi hanno regalato fortissime emozioni e, infine, le Florence waterfall nel North Territory vicino a Darwin, forse il posto più bello che abbia mai visto in vita mia, dove ho avuto la fortuna di poter fare il bagno, una sensazione di libertà indescrivibile.
Quali luoghi intendi visitare da qui a un anno
Mi piacerebbe andare in Nuova Zelanda che è qua vicino, e Bali. Anche se uno dei miei più grandi desideri l’ho da poco realizzato, la California. Sono tornato da poco più di un mese da un viaggio di tre settimane che mi ha portato tra Los Angeles, Las Vegas, Gran Canyon, San Diego e San Francisco. Chissà cosa mi riserverà il mio futuro da viaggiatore.
Che differenze ci sono tra America e Australia
Ho trovato L’America e L’Australia molto simili a livello paesaggistico. E’ bello apprezzare al di fuori delle grandi città immensi territori ancora “untouched” dall’uomo. Si assomigliano molto anche a livello economico per cui sono evidenti incentivi per le imprese, ma anche un forte consumismo. Per quanto riguarda le differenze, ho purtroppo riscontrato in America ancora una forte discriminazione razziale, mentre il divario tra la popolazione ricca e quella povera è ancora molto profondo. Viaggiando attraverso l’America sono rimasto toccato da quanto sia facile procurarsi delle armi senza tante domande: una cosa spaventosa. In Australia, invece, la vendita di armi è proibita e la convivenza tra le persone è molto più pacifica e forse più naturale grazie al gran numero di nazionalità che si ritrovano qui. Le differenziazioni sociali sono meno evidenti, grazie anche al minimum salary, che offre uno stile di vita dignitoso anche a chi ha un lavoro “umile”.
Fai un bilancio dei tuoi primi due anni qui: in cosa sei cambiato?
In questo anno e quattro mesi sono cambiato molto, sono più curioso e propenso a provare cose nuove. Viaggiare è sempre per me una sorta di educazione. Detto questo vorrei specificare che bisogna essere convinti al 100% delle proprie scelte e avere un atteggiamento positivo perché come in ogni esperienza si possono riscontrare delle difficoltà, a volte anche per lunghi periodi.
Perché consiglieresti a tutti un’esperienza all’estero.
La consiglierei perché ti apre molte porte, ti offre una visione del mondo e delle sue culture, ti consente di fare un viaggio anche su te stesso, rendendoti più indipendente in merito alle decisioni da prendere. Il mondo non è l’Italia, ci sono altre milioni di realtà con cui ci si può confrontare e grazie alle quali si possono imparare nuove lezioni di vita.
Quali sono i tuoi punti di forza e quali le tue debolezze.
I miei punti di forza sono l’onestà, il mio atteggiamento positivo nell’affrontare le cose e la mia facilità a socializzare con le persone; dall’altro lato ho anche molti punti deboli, tra cui la mia autostima personale su cui sto lavorando molto e qualche lacuna nella mia preparazione teorica.
Racconta cosa hai provato quando hai fatto skydiving.
Fare skydiving è stata una sensazione indimenticabile. E’ stato davvero bellissimo: mi sono buttato a Byron Bay, un posto fantastico a 1.30 h di volo da Sydney. La sensazione della caduta libera è la cosa che mi è piaciuta di più. Era qualcosa di cui avevo sempre avuto paura, ma dopo l’esperienza australiana mi sono caricato di quella energia positiva che mi ha permesso, mi permette e mi permetterà, ne sono certo, di superare i miei limiti e volare over the rainbow.
L’emozione più forte provata qui in Australia
Direi che fare skydiving e vedere le isole Whithsundays sono state le emozioni più forti che ho provato in Australia.
Il momento più buio che hai attraversato qui nella Terra dei Canguri
Non lo vorrei classificare come un periodo buio perché fa sempre parte del percorso, ma il periodo dove ho fatto un po’ più fatica è quando all’inizio della mia avventura lavoravo come lavapiatti senza lavastoviglie per 8/9 ore al giorno siccome non avevo un inglese abbastanza soddisfacente per lavorare in hospitality e in quel periodo avevo dovuto superare anche la morte della mia adorata nonna in Italia solo dopo un mese e qualche settimana che avevo lasciato l’Italia. Fa parte tutto del percorso di crescita, ho imparato molto anche da quell’esperienza.
Cosa pensi della società australiana?
Penso che la società australiana sia molto differente da quella italiana. Dal mio punto di vista posso dire che mi trovo bene, ho molti amici australiani che mi hanno aiutato molto, così come io ho aiutato loro. Ci sono sempre le eccezioni come in ogni parte del mondo, ma in generale gli australiani sono persone cordiali disposte ad aiutare, generose. L’Italiano è apprezzato come gran lavoratore e associato alla qualità nel mondo del fashion e del cibo.
Lascia un commento ai lettori di Portale Australia, una testimonianza sull’ esperienza di Mattia Baggiani.
Vorrei fare un comunicato a tutti i ragazzi e anche alle persone meno giovani in Italia: consiglio vivamente a tutti di fare un’esperienza all’estero. L’Australia, in particolare, offre molto soprattutto se si possiedono titoli di studio importanti. Una cosa che voglio specificare è che consiglio di essere al 100 per 100 convinti, fiduciosi e positivi riguardo all’esperienza che si sta per affrontare e secondo essere il più aperti possibile a conoscere nuove persone e nuove culture senza alcun giudizio, ma con grande apertura mentale.
Ancora una volta, rileggendo l’intervista che io stesso ho preparato per Mattia, così come per esempio per Caterina Bidini, o Claudia Arici un anno fa, finisco sempre per emozionarmi e sorridere verso il finale.
Ho 66anni ma circa 30 anni fa ho vistato l’Australia e a Sidney mi sarei fermato .Purtroppo non sono riuscito a stare nella città più bella del mondo .E sono ancora qui. Sono architetto ma non Renzo Piano.Per amore di quei posti,l’Australia, sono tornato qualche anno fa perché mio figlio lavorava a Melbourne e ancora sono tornato in Italia sconsolato . ….. Ciao